...e il mio grido giunga a te

di Alessio Di Rocco

Un urlo dalle tenebre viene distribuito nei cinema italiani nel 1975, a un anno di distanza dall’uscita di L’esorcista, e dopo che vari cloni del film di William Friedkin erano già apparsi sugli schermi, compresa l’immancabile parodia firmata dall’attore Ciccio Ingrassia (ma diretta in gran parte da Sergio Garrone) L’esorciccio, che metteva alla berlina il genere. 
A mettere su il progetto era stato l’imprenditore trentaquattrenne Giangiacomo Elia. Nato a Roma il 4 aprile 1940, Elia intendeva investire i propri proventi nel mondo del cinema, su un qualcosa che, a fronte di un esiguo sforzo economico, avrebbe garantito guadagni sicuri. Un film horror sarebbe stata una buona carta da giocarsi. Un film horror ispirato a L’esorcista, che continuava a incassare cifre da capogiro al botteghino, poteva rivelarsi una scommessa vincente.
Il 31 marzo 1974, Elia fonda la Manila Cinematografica e assume il giallista Aldo Crudo per scrivere una storia di possessione demoniaca.  Il plot che ne consegue, intitolato L’esorcista n. 2… e il mio grido giunga a te, prende le distanze dall’archetipo americano per alcune novità introdotte. Innanzitutto, la vicenda non è più ambientata in una grande città, ma tra gli angusti vicoli di un paesino di campagna; l’entità demoniaca non prende possesso del corpo di una ragazzina, ma si insinua nell’animo di un ragazzo nel pieno dell’adolescenza; e al posto di Pazuzu, il temibile demone meridiano del capolavoro di Friedkin, c’è un demone donna, una succuba dai capelli corvini, per permettere di inserire l’elemento erotico di sicura presa nel pubblico degli anni ’70.



Alcuni studenti universitari compiono una gita in campagna. Uno dei giovani rimasto per qualche minuto solo, riprende fotograficamente il paesaggio d’intorno e d’improvviso scopre che presso una cascata d’acqua c’è una fanciulla dai capelli rossi, completamente nuda. Scatta su di lei delle foto, ma la ragazza di colpo scompare. Racconta quanto avvenuto ai suoi amici, ma è da questi sbeffeggiato. Tornato a casa sviluppa le foto e con stupore vede che la donna non è stata impressionata sulla pellicola ed al suo posto c’è una spirale rossa. Il giovane invita Sherry, la sua ragazza, a guardare le diapositive scattate durante la gita e quando sullo schermo appare la spirale rossa viene preso da uno strano malore che lo attanaglia come una morsa e sente prepotente l’istinto di fare del male, anche alla sua donna. Anche perché al posto di Sherry, per alcuni istanti, vede la donna dai capelli rossi che lo guarda sfottente e provocante. Durante la notte Barbara, la madre del giovane, viene svegliata da strani rumori, da lamenti, da urli, che sembrano provenire dalla stanza del figlio. Si reca da questi ma giunta nella stanza viene aggredita brutalmente dai una donna dai capelli rossi, quella della cascata; fugge dalla stanza ma è raggiunta dalla donna e scaraventata giù dalle scale. Morta Barbara ai piedi delle scale, la ragazza dai capelli rossi prende le sembianze del giovane, il quale guarda sgomento e terrorizzato la fine che ha fatto la madre, senza rendersi conto di essere stato lui l’artefice del misfatto. Dopo quanto accaduto, dall’Africa torna Helen, suora missionaria, l’altra figlia di Barbara. Una sera entrando nella camera di Peter, Helen assiste sbigottita a dei fenomeni incredibili: quadro che si muovono, letto che vibra, lenzuolo che si alza da solo, cassetti che si aprono; e capisce che questi fatti sono in relazione al comportamento del fratello, al suo malessere inspiegabile. Prima di arrendersi a queste manifestazioni che hanno tutte una parvenza demoniaca, Helen fa sottoporre il fratello a tutti i possibili esami clinici per accertarne la sua condizione fisica e mentale. I risultati sono negativi. Le manifestazioni delle forze demoniache continuano a far sentire la loro presenza nella casa nei modi più strani e imprevedibili. Una notte la ragazza dai capelli rossi si materializza accanto al letto di Helen e turba la sua innocenza conquistandone completamente la voltà. La suora sta per essere sopraffatta, forse uccisa, quando dalla camicia da notte sguscia il crocefisso che la donna tiene sul petto ed è salva. Ma per un attimo Helen, nella ragazza dai capelli rossi, ha visto il fratello. Ormai Helen è convinta: il fratello è preda di un demonio. L’unico che può salvarlo è padre Harding il quale dopo aver ascoltato la suora ed avere letto le analisi cliniche, si convince della serietà del caso e si prepara ad affrontare la furia demoniaca. Durante l’esorcismo, il giovane vomita urla bestemmie e copre il prete di insulti. Alla fine tra il male e il bene trionfa quest’ultimo e il giovane è salvo. Ma Helen, nella sua stanza, mentre si spoglia, avverte lo stesso malore del quale soffriva il fratello e vede con orrore inciso sul petto quegli strani segni e il nome “Tahel” che altre volte erano comparsi sulle spalle del fratello. E capisce che il demone, dopo aver abbandonato il fratello, si è impossessato di lei. Per salvarsi non le resta che una via di scampo, la morte. E si getta dall’alto di una rupe, mentre il demone che ha dentro urla con una voce da tuono: “Non farlo! Maledetta!..”

(Soggetto originale di Aldo Crudo. Nel film alcune dinamiche descritte sono state cambiate e i nomi dei personaggi italianizzati)




A dirigere il film viene chiamato Franco Lo Cascio, che si era fatto le ossa sui set di Fernando Di Leo, Domenico Paolella e Giulio Petroni e aveva appena esordito come regista con un piccolo film comico interpretato da Franco Franchi, Piedino il questurino (1974). Lo Cascio, che si concede anche un cammeo attoriale nel ruolo di un fotografo, mette su una squadra composta da amici o gente con cui aveva già lavorato, come il direttore della fotografia Franco Villa (responsabile delle luci di La mala ordina, il capolavoro di Di Leo), o la segretaria di edizione Silvia Petroni.

Quanto al cast artistico, la produzione riesce ad arruolare l’attore americano Richard Conte, a cui assegna il ruolo dell’esorcista (il nome di Conte capeggerà poi nei cartelloni e nella pubblicistica del film); mentre per il resto si cerca di volare basso: per interpretare Piero, il giovane ossesso, è scritturato l’esordiente Corrado Leveghi, ancora minorenne al tempo delle riprese, che si firmerà, forse per pudore, Jean Claude Verné; Barbara,la madre del ragazzo è invece affidata alla professionalità di Françoise Prévost, al tempo già colpita dalla malattia al seno; il ruolo di Elena, la giovane suora e sorella del protagonista, va a Patrizia Gregori (Gori, nei titoli), allora fidanzata di Franco Lo Cascio; mentre Sherry, la ragazza di Piero, e la sensuale demonessa, sono affidate rispettivamente a Sonia Viviani (KZ9 – Lager di Sterminio) e a Domenica Biscardi (Mimma Monticelli, nei titoli).




Per le location in esterni si sceglie Calcata, un minuscolo paesino del viterbese e la circostante Valle del Treja, dove sono ubicate le famose cascate usate come set in molti spaghetti western; per gli interni si ricorre invece ai teatri di posa della De Paolis. Il budget messo a disposizione dalla Manila Cinematografica ammonta a £.120.000.000.
Le riprese iniziano l’11 novembre 1974 ma non vanno come dovrebbero. Il regista Franco Lo Cascio  è a disagio nel genere horror e i giornalieri sono un disastro. Dopo qualche giorno passato ad arrabbattarsi si ritira dal set, mandando a rotoli i sogni di gloria di Giangiacomo Elia. A questo punto subentra un altro produttore, Luigi Fedeli, che rileva la produzione e chiama Angelo Pannacciò a completare il film (Fedeli stesso si riserverà il ruolo dell’aiuto regista, firmandosi nei titoli “Soare Demetrio”). Coadiuvato dal fedele sceneggiatore Franco Brocani, Pannacciò modifica la storia strutturandola a flashback e vi aggiunge un prologo e una sottotrama con protagonisti Franco Garofalo, nel ruolo di un monaco satanista, e l’allora compagna del regista, Elena Fusco (Elena Svevo, nei titoli), nella parte di una fanciulla destinata a mettere al mondo il figlio del demonio. Non limitandosi a questo, il nuovo regista inserisce nel film, ben poco congruamente, anche frammenti di scene ambientate in un reale manicomio tratte dal film di Pino Tosini La casa delle mele mature, che aveva lui stesso prodotto nel 1971.
L’esorcista n.2… e il mio grido giunga a te, così completato, viene reintitolato Un urlo dalle tenebre e ottiene il nulla osta di proiezione dalla censura in data 26 giugno 1975, previo il taglio di quasi tutte le scene erotiche e incestuose presenti nel film.




Distribuito nei cinema a partire dal 23 agosto 1975 dalla Colosseum International – Distribuzione Cinematografica Europea, un’effimera impresa di distribuzione di proprietà dello stesso Angelo Pannacciò, totalizza, al termine dei cinque anni di sfruttamento, la risibile cifra di £. 1.098.095.052.

Home Video:

Al momento Un urlo dalle tenebre è disponibile solo nella VHS della 3B Magnum, ma una versione in blu-ray è stata annunciata dall'americana Cauldron Films.


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