The Belgian connection: 

il mistero di Charles Nizet (1^ parte)

di Max Della Mora


Charles L. Nizet non è mai stato studiato seriamente, almeno fino a prova contraria, dagli aficionados dell’exploitation.
Senza dubbio la sua ridotta filmografia è composta da produzioni minori, ma non per questo prive di elementi interessanti o inusuali, come lo è stata la sua vita, piena di ombre ed enigmi.
Il padre di Charles, Emile Karl, era un pittore, nato nel 1898 in Belgio, che ebbe più successo dopo essersi trasferito a Las Vegas verso la metà degli anni ‘50. Nel 1965, infatti, vinse il primo premio allo Spring art roundup della Las Vegas art league con l’opera intitolata Towards the night. Questo permise al pittore di partecipare al libro corale How to paint a prize winner, pubblicato nello stesso anno. Alcune delle opere, firmate Emile C. Nizet, si trovano ancora in vendita a cifre tutto sommato contenute, su siti specializzati in opere d’arte o, addirittura, su eBay. Morto nel 1970, Emile apparve in alcuni film del figlio in veste di “set designer”, anche se il contributo si limitò, molto probabilmente, alla realizzazione dei quadri che appaiono appesi alle pareti dei set.


Una delle opere di Emile C. Nizet


Charles Louis Nizet, nacque nel 1932 a Seraing, un piccolo comune in provincia di Liegi. Verso gli anni '50 abbandonò l’Europa per emigrare in Brasile. In un’intervista pubblicata sul quotidiano brasiliano Pioneiro, Nizet raccontò di esser diventato proprietario di una miniera d’oro nello Stato di Minas Gerais, ma in seguito alle minacce di morte ricevute dai suoi stessi soci in affari, dovette fuggire negli Stati Uniti, presumibilmente prima nello Utah, poi in Nevada. «Nello Utah» scrive Stephen Thrower nel libretto allegato al cofanetto The lost picture show, uscito per la Vinegar Syndrome, «Charles Nizet lavorò come volontario al Salt Lake City Civic Defense Team, ma ebbe problemi quando si scoprì che non aveva ancora ottenuto la cittadinanza americana. Nel 1964, ora ufficialmente un cittadino americano, Nizet realizzò alcuni spot pubblicitari per delle Tv locali. Nel 1965, si trasferì a Las Vegas – presumibilmente con tutta la famiglia – dove fondò la sua casa di produzione, la A.T.F. Studios e diresse la serie televisiva Las Vegas heartbeat». Mentre di questa serie non si ha nessuna traccia, l’utente Trashcotillion, del forum The classic horror film board, riporta esordi meno specchiati: «Quando Nizet si spostò a Las Vegas, i suoi soci erano i peggiori mafiosi della città. Ray Dennis Steckler disse che Nizet finanziava in qualche modo un giro di pornografia amatoriale, è così che imparò le basi della realizzazione di un film.»




Negli anni ’60 e ’70, parecchi registi di genere si presentarono a Las Vegas in cerca di successo: Al Adamson, prima di occuparsi di cinema, era proprietario di un locale notturno proprio nella capitale del Nevada; Ted V. Mikels ci bazzicò e, soprattutto, fu la base di Ray Dennis Steckler, dove girò gran parte delle sue follie.
Charles Nizet, tra il 1968 e il 1971 diresse sei film (ufficialmente accreditati) fino a quando il suo studio, nel 1972, venne interamente distrutto da un incendio stroncandogli la carriera da regista. 
Il suo nome tornò alla cronaca nel 1980, quando organizzò il primo Las Vegas international film festival, evento di cui internet sembra non avere grande memoria e che non va confuso con il più recente Las Vegas international film and screenwriting festival. Una brochure del festival apparsa recentemente su eBay, riporta alla luce interessanti informazioni. 




L’evento si sarebbe svolto dal 7 al 22 novembre 1980 e, tra le promesse di premi in denaro, si assicuravano divertimenti infiniti sullo Strip con abbuffate di cibo economico, vincite alle slot machine e chissà cos’altro. Le cifre di ammissione andavano dai 100 ai 250 dollari più un fee per ogni metro di pellicola. Le categorie? Dai film in 35mm alle produzioni a tema religioso o realizzate specificatamente dalle forze armate. Trashcotillon, che sembra avere il dente avvelenato con il regista, commenta: «Sponsorizzato dall'Aladdin hotel (che prima di accettare di ospitare l’evento non si prese la briga di investigare su chi fosse veramente l’organizzatore), il festival attirò parecchi addetti ai lavori che pagarono una ingente quota di ammissione. Nizet intascò gran parte di quei soldi e il festival fu più che altro una scusa per mostrare a potenziali acquirenti i suoi film. Una delle débâcles più imbarazzanti che abbiamo avuto a Las Vegas e che sembra dimenticata dai più». Le polemiche sono seppellite sotto quintali e quintali di cemento: l’Alladin venne demolito nel 1998, come documentato nello sperimentale Gambling, gods and LSD (2002).




Nel 1990, Nizet diresse un altro film, Rescue force, dopodiché il silenzio.
Una decina di anni dopo, Nizet tornò in Brasile per seguire un grande sogno: riaprire la compagnia cinematografica Vera Cruz, chiusa dal 1954, famosa per aver prodotto uno dei film brasiliani di maggior successo a livello internazionale: Il brigante (O Cangaceiro, 1953). Con un budget di un milione di dollari, Nizet avrebbe voluto recuperare due dei tre studi rimanenti, con l’idea di girarci prodotti a basso budget. La prima produzione vedeva il coinvolgimento di Jean Claude Van Damme. Ovviamente, non se ne fece nulla.
Ma non basta: con il socio in affari David Morgan, Nizet avrebbe voluto fondare in Brasile il Las Vegas park, un enorme parco di divertimenti basato proprio su Las Vegas. Cercando investitori per la faraonica impresa, l’ormai ex-regista cercò di coinvolgere la Coca-Cola proponendogli un hotel di lusso da 40 piani a forma di… bottiglietta! Inoltre, il parco avrebbe dovuto ospitare le montagne russe più grandi al mondo, lunghe 3 km e mezzo e alte 175 metri, nonché uno studio cinematografico.


Nizet con il progetto del Las Vegas park


La notte del 4 febbraio 2003, tornando a casa, Nizet si accorse di essere seguito. Scendendo dall’auto, venne raggiunto da tre colpi di pistola, di cui uno al volto, che lo uccisero. Vennero fermate due persone, forse coinvolte nel progetto Las Vegas park, Nizet infatti aveva denunciato per minacce uno dei due proprio poche settimane prima. Il processo terminò nel 2005 con un nulla di fatto, gli accusati vennero assolti. Nel 2013, il Pioneiro tornò sulla questione irrisolta, aggiungendo dettagli molto curiosi: «Avvolta nel mistero la morte del cineasta Charles Louis Nizet. Autore di un audace progetto per costruire un megaparco a São Sebastião do Caí, il nordamericano è stato giustiziato a Flores da Cunha. Con l'assoluzione degli unici indagati dal delitto, nel 2005, la Corte ha archiviato il caso senza avere la possibilità di svelare alcuni dei segreti che ancora oggi incombono sul caso. Tra questi, il dubbio sulla reale identità della vittima.
Ai suoi amici, Nizet avrebbe detto di essere uno specialista in film di violenza, horror e sesso. Si presentò come una spia in pensione della CIA. Si vantava anche di essere in grado di pilotare aerei e di aver ucciso più uomini di quanto potesse ricordare. Per alcuni agenti di polizia e uomini d'affari, tuttavia, era come il barone di Münchhausen, famoso per le grandiose bugie che raccontava. Dietro la costruzione del Las Vegas park, con un budget stimato in 250 milioni di dollari (535 milioni di R$), si nasconde un groviglio di contraddizioni. Nizet e il suo partner, David Morgan, hanno addirittura annunciato di essere disposti a investire 10 milioni di dollari (21,4 milioni di R$) di tasca propria nel progetto. Il resto del denaro verrebbe raccolto da investitori brasiliani. […] I due hanno fatto il primo passo acquistando un'area di 94 ettari, sulle rive della RS-122, a São Sebastião do Caí, per 600.000 R$, pagati in contanti. Dato che la legge non consente agli stranieri di acquisire vaste aree di terra nel paese, la proprietà era intestata alla moglie di Nizet, Solange Barros Moreno, 32 anni. Con la morte del regista, Morgan ha negoziato con Solange il terreno su cui sarebbe stato costruito il parco. […] Tuttavia, ha annunciato il ritiro dal progetto. Solange ha venduto anche la casa e tutto ciò che restava del materiale che il marito aveva portato dagli Stati Uniti, per trasferirsi con le figlie sulla Costa. La vita fantastica e la morte misteriosa dell'americano hanno portato la polizia a chiedere che il corpo fosse imbalsamato. Ancora oggi, i resti del cineasta sono sepolti nella cappella di famiglia del suo amico e confidente Eliseu Marin, nel cimitero del quartiere di Santa Catarina, a Caxias. Sul loculo non c'è foto, nome o qualsiasi altro indizio della presenza di Nizet. Nessuno ha chiesto nuovi esami e con il regista sono stati sepolti segreti che fino ad oggi non sono stati rivelati.»
Una fine drammatica che accomuna la carriera di Nizet con quella di Adamson.




Chi fosse veramente Nizet rimane un mistero e chi lo ha conosciuto sembra non avere nulla di buono da raccontare. Trashcotillon riporta dichiarazioni di Liz Renay (Blackenstein, Nuovo punk story, etc) che gli avrebbe detto personalmente: «Qualsiasi cosa sai su quell’uomo, saresti furbo a dimenticarla”. Steckler avrebbe aggiunto: «Il meno si sa su Charles Nizet, meglio è» anche perché Nizet gli si sarebbe rivolto con un sibillino «Non è buona cosa che tu mi conosca».

Del regista, cultore di John Huston, rimangono le sue produzioni, girate per sua ammissione seguendo la regola che «I film dovrebbero essere realizzati in base del QI delle persone. Come dice un proverbio americano, non si devono dare torte ai maiali».
 
(Continua)

Un ringraziamento a Stephen Thrower e Petter Baiestorf del blog Canibuk 


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